Documento Politico: 11 giugno 2016

“Chi non si accontenta lotta!”

11 giugno 2016

Chi non si accontenta lotta!

Il Roma Pride, con lo spirito dei moti di Stonewall, si batte contro ogni forma di sopruso, autoritarismo e totalitarismo, facendo propri i principi dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo.

Il Roma Pride dà voce e corpo alla nostra pacifica lotta per la conquista della piena parità e il riconoscimento della libertà di vivere, di scegliere, di amare senza ingerenze ideologiche, moralistiche o religiose, lanciando così ancora una volta il suo segnale di riscossa e di emancipazione a Roma e al Paese.

Da oltre vent’anni il Roma Pride, consapevole del suo ruolo e della responsabilità di essere il Pride della Capitale, una città così carica di storia e di significati culturali e religiosi, è l’espressione della lotta che vede unite persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer e intersessuali (LGBTQI) a tutte e tutti coloro che aspirano a costruire un mondo più giusto.

La nostra è una lotta di donne, padri, migranti, frocie, travestiti, disoccupate, antifascisti, precari, atei, studenti, operaie, insegnanti, artiste, trans, lesbiche, anziani, calciatrici, drag queen, queer, persone al primo coming out, persone per la prima volta al Pride, omosessuali, fratelli, persone in AIDS, sorelle, femministe, disabili, uomini, genitori di figli omosessuali, professioniste, sognatori, lavoratori, persone in HIV, drag king, giovani, intersessuali, sportivi, bisessuali, gender-fluid, lavoratrici, credenti, attiviste, intellettuali, madri, genitori omosessuali, eterosessuali…

Siamo così tante e così tanti che non è possibile fare un elenco completo né descriverci compiutamente. Siamo molteplici, non conformi e nel Pride ci riconosciamo perché rivendichiamo l’unicità e la pari dignità di ogni individuo, a partire da un’idea: la differenza è la vera condizione naturale di tutti gli esseri viventi ed è pertanto ciò che più ci accomuna al di là di ogni etichetta o appartenenza.

Il Roma Pride è l’espressione del nostro orgoglio in lotta, che invade le strade della città per animarla con la forza di desideri, diritti, gioia, libertà, uguaglianza, amore, differenze, corpi, colori, vite, passioni.

Una lotta gioiosa di autoaffermazione in una capitale europea che sappiamo pronta ad accoglierla, avendo in tante occasioni dimostrato grande rispetto e sensibilità nei confronti delle rivendicazioni della comunità LGBTQI, al contrario di buona parte della classe politica di questo Paese.

Con l’approvazione della Legge sulle Unioni Civili, rileviamo uno scarto positivo dello Stato rispetto al disinteresse assordante del passato. Questa legge prevede importanti diritti che nei prossimi mesi, con l’emanazione dei decreti d’attuazione, risponderanno positivamente ad alcune esigenze pratiche e urgenti della vita quotidiana delle coppie omosessuali.

NOI NON CI ACCONTENTIAMO.

Non ci possiamo accontentare, infatti, di una legge che, nel proporre un modello di approssimazione delle coppie omosessuali a quelle eterosessuali, riserva solo a queste ultime il privilegio di accedere al matrimonio, introducendo così di fatto un istituto segregante.

Non ci accontentiamo di una legge che non mantiene neppure le promesse fatte, già al ribasso, nei confronti della parte più debole della nostra comunità: i bambini e le bambine. Quelle stesse bambine e quegli stessi bambini che hanno il diritto di ricevere tutela giuridica rispetto a entrambi i genitori, con una certezza del diritto che non sia rimessa alle singole valutazioni dei tribunali.

Continueremo la nostra lotta finché non sarà pienamente riconosciuto il legame di filiazione per i genitori omosessuali, in quanto è solo attraverso il riconoscimento alla nascita da parte di entrambi i genitori che è possibile garantire la piena tutela delle figlie e dei figli.

Non ci possiamo accontentare e continueremo a lottare finché gli istituti vigenti del nostro ordinamento non saranno aperti a tutti i suoi cittadini e le sue cittadine. Continueremo pertanto a lottare finché tutte e tutti non potranno scegliere liberamente non solo di sposarsi, ma ugualmente di adottare e di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita anche da persone singole.

Vogliamo essere libere e liberi di scegliere e di esprimere le nostre identità, con i nostri corpi e la nostra fisicità, attraverso percorsi diautodeterminazione che ci conducano a realizzare i nostri progetti di vita e di amore. Continuiamo la nostra lotta perché ciascuna e ciascuno di noi merita ed esige riconoscimento e tutela, sia nella sua individualità, sia nelle forme di affettività e relazione che desidera, anche al di là dei modelli generalmente considerati tradizionali.

L’iter parlamentare della Legge sulle Unioni Civili ha fatto crescere l’attenzione mediatica e il dibattito intorno alle nostre istanze, spesso fomentando il radicalizzarsi di opposizioni omofobe e integraliste che, soffiando sul fuoco del pregiudizio, puntano a mobilitare parte dell’opinione pubblica allo scopo di bloccare ogni avanzamento dei diritti e di frenare il già debole impegno dello Stato su questo versante.

Mentre la classe politica resta inerte, omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia fanno registrare nuove vittime ogni giorno. Noi continuiamo a lottare nella piena convinzione che, insieme, tutte e tutti possiamo costruire una società libera da ogni forma di discriminazione. Esigiamo però che le istituzioni facciano la propria parte, assolvendo al dovere di tutela con interventi legislativi, culturali e informativi.

Chiediamo con forza che il Governo recuperi l’impegno contro l’omo-lesbo-bi-transfobia e la violenza di genere con interventi educativi nelle scuole, a partire da quelli già predisposti nella precedente legislatura. L‘educazione alle differenze deve essere uno dei pilastri dell’istruzione scolastica. Crediamo infatti che il contrasto di ogni forma di pregiudizio legata all’orientamento sessuale, all’identità e ai ruoli di genere attraverso la cultura, l’informazione e la sensibilizzazione delle nuove generazioni contribuirà ad arginare il rischio che il nostro Paese, frenato da pregiudizi, moralismi e ideologie, arretri su tutti i temi più cruciali quali, tra gli altri, l’autodeterminazione delle donne, la legge 194, la lotta al sessismo anche linguistico e al patriarcato.

Quegli stessi pregiudizi e moralismi continuano a ostacolare l’attuazione di seri programmi di educazione e informazione sessuale e diprevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili. La salute non può essere oggetto di tagli indiscriminati o ostaggio di integralismi.

Con lo stesso spirito, rivendichiamo la necessità di interventi per combattere lo stigma sociale che colpisce le persone in HIV, con una particolare attenzione a campagne di prevenzione e sensibilizzazione riguardo alla sieropositività e all’AIDS, nel rispetto di una sessualità libera e consapevole.

Nel Pride affermiamo la necessità di rimuovere gli ostacoli giuridici, culturali e sociali che impediscono la piena realizzazione di ogni persona in armonia con la propria identità, così come sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Per questo motivo, lottiamo per ottenere interventi normativi che assicurino il rispetto delle Linee Guida Etiche per la gestione clinica dei casi di intersessualità, affinché si evitino interventi medici arbitrari e mutilanti nella prima infanzia, salvaguardando il diritto all’autodeterminazione dell’individuo nell’età adulta, l’integrità fisica, la dignità dei corpi e delle identità non conformi.

Chiediamo anche che lo Stato si impegni nella sensibilizzazione e informazione sull’intersessualità e sulla transessualità. Per anni il Roma Pride ha rivendicato l‘adeguamento delle norme sul cambio di sesso e la variazione dei dati anagrafici in un’ottica di rispetto e di sostegno del diritto delle persone transessuali a vivere serenamente la propria identità di genere, senza obbligo di sottoporsi a interventi medici e chirurgici indesiderati. Per questo motivo accogliamo con plauso la sentenza n. 221/2015 della Corte Costituzionale che ha finalmente affermato con chiarezza che il trattamento chirurgico non deve essere considerato quale necessario prerequisito per accedere al procedimento di rettificazione del sesso anagrafico, ma come possibile mezzo, funzionale al conseguimento di un pieno benessere psicofisico. Anche in questo caso le Corti si dimostrano più attente e lungimiranti di chi fa le leggi.

Da Roma e dall’Italia guardiamo con grande allarme a quanto avviene nella regione mediterranea. In particolare, l’estendersi dei conflitti e l’affermarsi di nuovi violenti regimi integralisti mettono a rischio la vita e i diritti umani di decine di milioni di persone, in particolare delle donne, delle minoranze religiose o culturali e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans. Con orrore abbiamo assistito alle sommarie e barbare esecuzioni per lapidazione, linciaggio, precipitazione, di donne accusate di adulterio e di uomini accusati di omosessualità.

Ci sconvolge che, davanti a questo scenario così pesante di guerra e di violazione dei più elementari diritti umani, le principali preoccupazioni della nostra politica e delle istituzioni europee siano rivolte al contenimento del numero di migranti e di richiedenti asilo in fuga da tanto orrore. I penosi tentativi di scaricare le responsabilità tra Paesi e istituzioni hanno lasciato ampio spazio all’indifferenza e peggio ancora alla propaganda razzista e stanno nuovamente gettando la terribile ombra dei muri e del filo spinato fra alcuni Stati dell’Unione Europea. Sosteniamo la lotta di migranti, rifugiati e rifugiate e chiediamo, tra l’altro, servizi di assistenza e di mediazione per quei soggetti che rischiano l’esclusione dalla loro comunità di origine in caso si dichiarassero omosessuali.

Il Roma Pride guarda con preoccupazione anche alla sua città. Laddove una capitale dovrebbe essere laboratorio ed esempio di costruttiva sperimentazione nella gestione dei beni comuni, dei servizi e degli spazi sociali, Roma al contrario si attesta come modello di repressione ed esclusione. Negli ultimi mesi, abbiamo assistito con sgomento all’invio indiscriminato di centinaia di lettere di sfratto e di richieste di risarcimento da parte dell’amministrazione comunale. Fra i destinatari ci sono numerose importanti realtà associative e di autogestione che, da anni, arricchiscono il tessuto sociale cittadino spesso colmando con fatica e impegno le gravi lacune dei servizi pubblici. Ci sono poi altrettanti spazi sociali restituiti alla città come luoghi liberati dal sessismo, dalla normatività e dal razzismo. Qui si ritrovano, tra le altre, quelle stesse soggettività che diedero vita ai moti di Stonewall, soggetti fuori norma e ai margini della società. Il loro sfratto e la loro chiusura rischiano di impoverire gravemente tutto il territorio.

Già in passato abbiamo espresso un giudizio radicalmente critico verso una politica che, dietro la giustificazione di una male intesa legalità e facendo leva sugli scandali di Mafia Capitale e Affittopoli, ha chiuso e cancellato servizi, spazi di libertà e di socialità vitali per il tessuto della nostra città. Il Roma Pride si batte quindi per la tutela della funzione sociale dei beni comuni, riconoscendo il valore politico, culturale e sociale delle esperienze di autogestione e di riutilizzo sociale degli spazi abbandonati o aggrediti dalla speculazione. Chiediamo che la nuova amministrazione capitolina s’impegni a risolvere definitivamente la questione dei beni comuni, riconoscendone in pieno la funzione e affidandoli a quelle stesse realtà che oggi, a causa dello sfratto, rischiano di dover cessare definitivamente la propria attività e il proprio servizio.

Ci aspettiamo che la prossima amministrazione comunale continui a percorrere la strada di un’effettiva tutela dei diritti delle persone LGBTQI nella quale si era impegnato il Sindaco Marino a partire dalla sua storica scelta di partecipare al Pride del 2014. Nell’arco di pochi mesi da quell’evento, tale impegno si è concretizzato con l’approvazione del Registro comunale delle unioni civili, la trascrizione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all’estero, nonostante il violento scontro istituzionale con il Ministero dell’Interno, e l’avvio di un piano pluriennale di interventi di contrasto dell’omo-lesbo-bi-transfobia in diversi ambiti fondamentali come la scuola, lo sport, la comunicazione, la cultura e i servizi.

Il Roma Pride intende costruire, insieme a tutte le forze vive della Capitale e del Paese, un tessuto culturale e sociale aperto e inclusivo, che faccia delle differenze una ricchezza, attraverso un percorso che condividiamo con tutte le persone che subiscono gli effetti più duri di stigma, emarginazione, discriminazioni e violenza: donne, migranti, diversamente abili, lavoratrici e lavoratori vittime di precarietà e sfruttamento, Rom, non credenti, credenti di minoranze religiose, giovani e studenti.

Particolare attenzione va riservata alle persone che per proprie caratteristiche e per condizioni di salute o sociali subisconopluridiscriminazioni e più di altre rischiano di essere marginalizzate ed escluse. Chiediamo quindi parità di accesso all’informazione, alla formazione e alle attività della vita quotidiana in genere anche per chi, come le persone sorde, sconta il fatto di far parte di una minoranza linguistica che lotta da anni per il suo riconoscimento e la visibilità della sua differenza.

Continuiamo a lottare tutti i giorni insieme a chi ancora crede che con i valori dell’uguaglianza, della dignità umana e delle differenze si possa costruire e regalare al futuro un Paese più giusto, libero, laico e democratico.

Il Roma Pride scenderà in piazza l’11 giugno con tutte e tutti coloro che non si accontentano di briciole di diritti, coloro che vogliono lottare a gran voce perché la classe politica ascolti davvero e non si illuda di aver definitivamente assolto ai propri doveri nei confronti delle persone LGBTQI preparandosi a ignorarci per altri 70 anni.

Le nostre richieste non si limitano alla difesa di una comunità ma propongono un orizzonte di dialogo e di confronto che nasce dalla convinzione che la società può essere cambiata.

Il Roma Pride sarà in piazza, ancora una volta, l’11 giugno, espressione di una lotta pacifica che vede insieme persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer, intersessuali ed eterosessuali unite dalla consapevolezza che le cose possono veramente cambiare soltanto se non ci si accontenta e…

…CHI NON SI ACCONTENTA LOTTA!!!