Caro Direttore,
è ormai passato ad un mese dall’incredibile Pride che ha attraversato le strade della Capitale. Ti scrivo per condividere con te e i tuoi lettori alcune riflessioni di vario genere sull’organizzazione di un Pride in generale e del Roma Pride in particolare.
Abbiamo scelto Gay.it per questa condivisione perché, dopo settimane nelle quali a più riprese abbiamo letto opinioni e riflessioni variegate sul Roma Pride, pensiamo possa essere utile far sentire la voce di chi il Roma Pride lo organizza da 30 anni.
Sono certo quindi che, anche in assenza di una vostra richiesta in tal senso, vorrete comunque dar spazio a una serie di riflessioni che, al netto della loro condivisibilità o meno, pensiamo possano rendere il dibattito aperto più completo e più ricco per tutt3 noi.
Le pratiche organizzative di un Pride sono sempre migliorabili. L’organizzazione del corteo più partecipato del nostro Paese e degli eventi che lo accompagnano, porta ragionevolmente con sé una serie di inevitabili errori organizzativi dai quali ogni anno cerchiamo di imparare per riuscire ad organizzare Roma Pride sempre più favolosi.
Diverso discorso va fatto per l’elaborazione politica di un Pride e per le pratiche politiche che ne conseguono.
ll Roma Pride, come accade in altre realtà italiane e non, distingue gli aspetti più organizzativi, gestiti dal Circolo Mario Mieli, dal coordinamento politico di cui il Circolo fa parte insieme ad altre realtà LGBTQIA+ nazionali e romane.
Sul punto colgo l’occasione per rispondere ad alcune osservazioni dell3 amich3 di Arcigay Roma osservando innanzitutto che nel loro racconto dell’avvicendamento fra vecchio e nuovo coordinamento politico del Roma Pride mancano alcuni passaggi.
Un’assenza sicuramente dovuta al fatto che non hanno mai fatto parte né dell’uno né dell’altro. In un passato recente, infatti, il tentativo effettuato dal Circolo Mario Mieli di avvicinare l3 amich3 di Arcigay Roma al coordinamento Roma Pride si è rivelato del tutto infruttuoso, sfociato in riunioni e scambi di mail molto “accesi” e una lunga paralisi del tavolo politico che, quell’anno, ha bloccato e compromesso a lungo i lavori del coordinamento.
Il coordinamento Roma Pride è costituito da realtà politiche che si conoscono e si riconoscono nei percorsi e nelle pratiche politiche, fanno pezzi di strada insieme e che, autodeterminandosi, decidono con chi fare quei pezzi di strada ma anche di non fare percorsi politici con chi sceglie costantemente la via della delegittimazione degli altrui percorsi politici.
Al contrario di quanto da riportato nel vostro articolo del 13 giugno, non sono richieste “quote per l’ingresso nel comitato organizzatore”.
Probabilmente si sceglie di confondere un’inesistente quota di ingresso del coordinamento con il contributo di 350 euro richiesto alle realtà LGBTQIA+ (siano esse parte del coordinamento o meno) che scelgono di partecipare alla Parata con un carro.
Tale partecipazione ha una serie di costi (assicurazioni, SIAE, SCF, sicurezza, Safety etc…) di certo non coperti integralmente da tale contributo rimasto invariato da diversi anni nonostante il costante aumento dei costi e delle spese sostenute da noi organizzatori.
La realizzazione di un Pride in una grande città come Roma ha una serie di costi che il Roma Pride (così come tanti Pride in numerose città italiane e non) ha scelto di affrontare negli ultimi 10 anni anche con il sostegno degli Sponsor.
Il rapporto del Roma Pride con le realtà commerciali è sempre stato preceduto da una serie di valutazioni del Circolo Mario Mieli e del coordinamento politico che hanno comportato nel tempo un approccio etico, responsabile, costantemente pesato e mai limitato al semplice scambio commerciale e oneroso.
Ogni volta che una realtà commerciale si approccia al nostro Pride con l’intenzione di sostenerlo, nasce un cammino di conoscenza reciproca che comporta per lo Sponsor percorsi aziendali interni sui temi a noi cari, la sottoscrizione di una carta etica da noi redatta, la conoscenza e condivisione del nostro documento politico e dei valori su cui si fonda la nostra manifestazione. Negli anni è spesso capitato, quindi, di chiudere (se non scegliere di non far partire) rapporti con realtà commerciali sebbene a volte fossero realtà commerciali già Sponsor di altri Pride italiani.
Nei 30 anni di storia del Roma Pride la festa finale è stata e continua a essere un’altra importante forma (per diversi anni l’unica) di sostegno e autofinanziamento del Pride.
Tranquillizzo subito l3 amich3 di Arcigay Roma: non abbiamo mai pagato nessuna madrina, neppure per partecipare alla festa finale. Sono tante l3 artist3 che hanno scelto e deciso con molta generosità di sostenere il Pride concedendo il loro tempo, la loro bravura e la loro capacità di portare i messaggi del Roma Pride anche a un pubblico non facilmente raggiungibile per noi attivist3.
Il Roma Pride quest’anno, così come già capitato in passato, ha scelto di offrire a tutta la sua comunità la scelta fra la possibilità di contribuire alle spese del Pride, attraverso il biglietto di accesso alla serata-concerto, ovvero la possibilità di partecipare in modo totalmente gratuito alla serata organizzata alla Pride Croisette, rimasta aperta la notte del Pride.
Nelle ultime settimane l’attacco al Circolo Mario Mieli e il Roma Pride è passato anche attraverso la banalizzazione della nostra storia che ci ha visto negli ultimi 35 anni organizzare “serate in discoteca” con Muccassassina, la serata LGBTQIA+ più longeva d’Italia.
Noi, al contrario, rivendichiamo con orgoglio la nascita e la storia di questa “serata in discoteca” che ha consentito al Circolo Mario Mieli la realizzazione di incredibili risultati che vanno dalla lotta e la prevenzione contro l’HIV/AIDS, al sostegno psicologico e legale per le vittime di omolesbobitransfobia e il sostegno del nostro favoloso Roma Pride.
Scegliere di venire a Muccassassina significa anche rendersi partecipe e scegliere di contribuire in modo fondamentale alla realizzazione di quei risultati.
Del resto il Circolo e il Roma Pride hanno fatto e continuano a fare elaborazione e comunicazione politica in vari modi: da quelli più tradizionali come convegni, dibattiti, informazione attraverso AUT, manifestazioni e sit-in, dialogo con la classe politica a quelli più attuali e meno tradizionali come Muccassassina, campagne social, contenuti e messaggi di stimat3 e prezios3 content creator.
Siamo convint3 che l’elaborazione rischi di essere sterile se non accompagnata da forme e canali di comunicazione che le consentano di arrivare, in forme e contenuti diversi, al maggior numero di persone possibile.
Il Circolo Mario Mieli quest’anno ha, ad esempio, realizzato un carro a sostegno di intellettual3 e giornalist3 attaccat3 dalla censura della destra, con una campagna sostenuta e condivisa da quell3 stess3 intellettual3 ed essa stessa oggetto degli attacchi i della destra più becera. Ci ha sorpreso, fra le molte riflessioni sul Roma Pride che qui hanno trovato spazio, non leggere una sola parola sulla questione. Rivolgere lo sguardo al nostro interno con un’attenzione a tratti eccessiva per il fuoco amico ci ha distratto, forse, da quegli attacchi che, al contrario, avrebbero richiesto una risposta compatta.
Ad ogni modo il Circolo e il Roma Pride hanno offerto attraverso la Pride Croisette 15 giorni con oltre 70 eventi di varia natura, qualità, intensità e tema.
Rivendichiamo con orgoglio l’aver ospitato importanti artist3 che ci hanno offerto momenti incredibili di musica, arte e spettacolo regalando al nostro Pride quella tenace leggerezza che costituisce la colonna sonora della storia delle rivendicazioni del nostro movimento e della nostra comunità.
Abbiamo però anche avuto occasione di parlare di movimento LGBTIQIA+, comunità trans*, femminismo, Unione Europea, sostenibilità, intelligenza artificiale, disabilità, cultura, istruzione, antifascismo e tanto altro.
Abbiamo avuto brillant3 giornalist3 e intellettual3 delle più affermate testate giornalistiche che hanno dialogato con noi e ci hanno accompagnato in importanti riflessioni.
Abbiamo avuto i leader dei maggiori partiti dell’opposizione che hanno scelto di rispondere alle nostre domande e l’hanno fatto a casa nostra e secondo le nostre regole.
Evidentemente tutto questo non ci ha consentito di raggiungere la sufficienza del “politicometro”, elaborato da chi si autodefinisce certificatore di elaborazione politica. Se è vero che “non basta essere una persona Lgbt per fare battaglie politiche” è anche vero che non basta essere giornalisti per salire in cattedra e proferire verità indiscusse.
Pur facendo tesoro e occasione di riflessione delle critiche ricevute, riteniamo che la Pride Croisette sia stata uno spazio politico di confronto e crescita, aperto alla riflessione e attraversato anche da chi, pur avendo avuto al suo interno l’occasione e lo spazio di confronto, ha scelto di tacere le proprie perplessità per scegliere di farne oggetto di esternazioni social e interviste. Dispiace aver perso interessanti occasioni di confronto e crescita per tutt3.
Il Roma Pride, come tutti i Pride organizzati in Italia e nel mondo, è frutto e riflesso di quant3 lo organizzano, di chi ne pone le basi politiche e di quant3 scelgono di attraversarlo attraverso la partecipazione alla Parata e agli eventi che lo precedono.
Siamo consapevoli che ormai da anni nella maggior parte delle città del mondo convivano diverse forme e modalità di portare in piazza il Pride, tutte legittime perchè frutto e riflesso del diverso percorso politico di chi le organizza.
Nonostante la storia del Roma Pride e il suo essere il primo Pride realizzato nel nostro Paese, sarebbe arrogante da parte nostra pensare che il nostro Pride sia “IL PRIDE” e la nostra modalità di costruire la manifestazione e le sue rivendicazioni siano le uniche possibili.
Noi non concediamo patenti o certificazioni politiche agli altri Pride ma, allo stesso tempo, vogliamo sottrarci dallo sterile confronto con altre manifestazioni nel quale ci sentiamo trascinat3 nelle ultime settimane.
Restiamo apert3 e disponibili al confronto fra le diverse modalità di costruire un Pride, nella granitica convinzione, tuttavia, che tutte le differenti modalità meritino rispetto, soprattutto all’interno della nostra comunità.
Noi rivendichiamo le nostre pratiche politiche e organizzative e, seppur nella consapevolezza che non siano le uniche possibili e praticabili, sono quelle che meglio riflettono i nostri percorsi politici.
Il Roma Pride ha avuto la capacità negli ultimi 30 anni di intercettare la storia politica del nostro movimento, della nostra comunità e del nostro Paese, riflettendone cambiamenti e bisogni.
Noi siamo orgoglios3 del nostro Roma Pride e della sua storica e indubbia capacità (non scontata in questi anni per una manifestazione politica) di intercettare e far scendere in piazza centinaia di migliaia di persone dentro e fuori dalla nostra comunità.
Anche per loro continueremo a scendere in piazza, nella certezza che il vero cambiamento passi anche dalle strade del Roma Pride.
Grazie,
Mario Colamarino
Presidente C.C.O. “Mario Mieli” – Portavoce Roma Pride
La risposta del direttore di Gay.it
Buongiorno Presidente, ciao Mario,
grazie per la tua lettera.
Sarà dovere e anche piacere dare spazio alla pubblicazione integrale della tua lettera a Gay.it. È un’opportunità che conferma la vocazione pluralista del nostro giornale che cerca di mettersi in ascolto di tutt*.
Sono desolato per non aver saputo nulla del carro dedicato dal Roma Pride all* giornalist* attaccat* dalla censura. Faccio mea culpa e intensificheremo la copertura della città di Roma, per quanto possibile, considerando le nostre fragili forze economiche (no finanziamenti pubblici, no abbonamenti, solo inserzionisti), che tuttavia non ci impediscono di provare a restare vigili e a non essere (soltanto) la grancassa dell’associazionismo e dell’attuale rappresentanza LGBTIAQ+ italiana.
La nostra linea editoriale è di non guardare in faccia a nessuno e aprirci all’ascolto, ma certamente questo a volte può indurre all’errore e di certo non aiuta ad essere simpatici: tendo a diffidare dei giornali simpatici. E del resto non credo di aver commesso errori dando spazio alle opinioni critiche verso il Roma Pride di due persone di Roma qualificate, che conoscono Roma, conoscono i movimenti più visibili e quelli più in ombra della comunità LGBTIAQ+ romana e di conseguenza nazionale, e che hanno una certa oggettiva influenza, come Simone Alliva e Pietro Turano, con i quali sono personalmente molto spesso in disaccordo politico. Le loro critiche al Roma Pride erano del resto critiche non solitarie, tutti noi conosciamo benissimo il profondo dissenso che sta animando una grossa fetta della comunità LGBTIAQ+ rispetto alla piattaforma Pride per come è intesa ad oggi, non solo dal Roma Pride. L’anno scorso una nostra feroce critica fu mossa dal nostro giornale al Milano Pride.
In qualità di direttore editoriale, finché avrò questo incarico, nella mia testa risiede la convinzione che sia compito di Gay.it dare spazio alle critiche interne del movimento, alle sue inevitabili zone d’ombra, al fine di fornire alle persone che ci seguono (da chi è di estrema destra a chi è di estrema sinistra a chi non si interessa – purtroppo, aggiungo io – di politica) gli strumenti informativi e di stimolo per maturare la propria opinione.
Non entro nel merito delle risposte puntuali che la tua lettera fornisce alle critiche mosse da Alliva e Turano e, se lo vorranno, saranno i diretti interessati a rispondere (anche tramite Gay.it se fosse necessario).
Non farò l’elenco delle molte cose da me condivisibili della tua lettera, ma osservo che, dall’annuncio del Roma Pride del Novembre 2023, alla pubblicazione di questa tua/vostra lettera del Luglio 2024, gli articoli pubblicati da Gay.it e dedicati al Roma Pride sono almeno 20.
Due di questi sono critici nel riportare le opinioni di Turano e Alliva. Il resto degli articoli sono positivi verso il Roma Pride, grazie all’immane sforzo del nostro prezioso Federico Boni, che è stato anche protagonista di un talk alla Croisette. Sui social Gay.it ha dato spazio al Roma Pride con contenuti video trionfali, che esaltavano il magnifico Pride romano, che tuttavia – mi permetto di aggiungere – non è un Pride qualsiasi, come Roma non è una città qualsiasi.
È giusto ricordare che il Roma Pride è stato il primo vero Pride italiano organizzato ed è giusto esserne orgogliosi e lo sono anche io da cittadino italiano. Da persona LGBTIAQ+, più che da direttore di Gay.it, confido che, come chi organizzò il primo Roma Pride, ci mettiamo per bene tutti in ascolto, soprattutto rispetto alle critiche argomentate, come il Roma Pride ha dimostrato di saper fare in questi 30 anni di preziosa attività. Ma, come si dice da illo tempore a Roma: semper ad maiora. Per fare del Roma Pride e del Pride in generale, una piattaforma plurale sempre in movimento.
Con immutata stima,
Giuliano Federico
direttore editoriale Gay.it