QUEERESISTENZA
PRIDE / CONSAPEVOLEZZA E LIBERAZIONE
Il senso di precarietà e di smarrimento di fronte alle sperequazioni del presente e alle fosche prospettive per il futuro è la ferita su cui viene gettato il sale di quella retorica patriarcale, per riaffermare schemi ideologici escludenti e discriminatori, funzionali a ciò che il patriarcato effettivamente è: la spina dorsale di un sistema di potere oppressivo, che rifiuta i principi fondamentali della laicità e dell’autodeterminazione delle persone.
È da questa premessa che emerge la necessità di RESISTERE, riaffermando come mai prima l’intersezionalità delle lotte contro chi vorrebbe riavvolgere il nastro della storia, in nome di una cis-eteronormatività superata dalla realtà delle cose, ma soprattutto dalla nostra volontà di non accettare più l’invisibilizzazione, la repressione e la negazione dei nostri diritti.
Il Roma Pride 2023 viene a incarnare l’essenza stessa di questa volontà, proprio nel momento in cui più violento è l’attacco a quei diritti, alle nostre identità, alle nostre stesse esistenze.
Dall’inazione di una stagione politica e istituzionale inconcludente sulle nostre rivendicazioni, siamo passatə a una fase di concreta e spudorata ostilità, che investe non solo la comunità LGBTQIAK+ ma in generale tutti gli strati più vulnerabili della società. È ancora una volta in atto il tentativo di costruire un nemico, ai fini di una propaganda che riporta la memoria collettiva al momento più basso e oscuro della nostra storia.
È per questo che rivendichiamo con tutta la risolutezza e l’orgoglio di cui siamo capaci la fondamentale anima antifascista della nostra lotta.
A chi propone un’idea di società fatta di recinti e gerarchie, in cui le differenze – invece di essere una ricchezza – diventano pretesti di subordinazione e repressione, rispondiamo invadendo le strade con i nostri corpi e tutti i principi da cui scaturisce un movimento di LIBERAZIONE che dalla notte di Stonewall in poi non ha mai smesso di avanzare.
Nel nostro Paese e nel mondo, si moltiplicano le aggressioni ai valori fondamentali dello stato di diritto e alle conquiste faticosamente raggiunte negli ultimi decenni. Non solo si erigono muri contro ogni ulteriore progresso possibile, ma si tenta di cancellare diritti acquisiti e con essi la vita reale delle persone che non si fanno assimilare da schemi ideologici imposti dall’alto.
Il governo italiano ha esplicitamente dichiarato guerra alle famiglie arcobaleno, a spese delle nostre figlie e dei nostri figli. Continua inoltre a sostenere una politica oscurantista e di negazione nei confronti di temi correlati a esigenze concrete della vita di milioni di persone. La carriera alias nel lavoro e nella scuola, la messa a sistema di iniziative di informazione ed educazione affettiva, sessuale e alle differenze, provvedimenti efficaci per la tutela delle persone da atti di discriminazione e da crimini d’odio fondati sull’omolesbobitransfobia e la misoginia, risposte adeguate alle rivendicazioni delle persone trans e non binarie, sono solo pochi esempi delle istanze a cui è urgente dare seguito e che invece le istituzioni di questo Paese, a tutti i livelli, continuano a ignorare, o peggio a contrastare.
Rifiutiamo l’idea che l’Italia si allinei alla nera onda conservatrice, reazionaria, clericale e bigotta che ha investito altri paesi europei, come l’Ungheria e la Polonia e ci opponiamo al potere che, come in Russia, strumentalizza ipocritamente le nostre vite per perseguire gli obiettivi della guerra.
Vogliamo invece un cambio di rotta che porti il nostro Paese a schierarsi senza ambiguità al fianco di chi lotta per la liberazione e la parità, come le donne in Iran e in Afghanistan e i popoli di quei paesi come l’Uganda e l’Arabia Saudita, in cui lotte di potere e leggi spietate criminalizzano le identità delle persone e negano i più fondamentali diritti umani.
Guardiamo con rabbia e apprensione ai terribili passi indietro compiuti negli Stati Uniti in fatto di diritto all’aborto e a causa delle ormai centinaia di leggi statali contro le persone trans e la libertà di espressione delle drag queen. Con la nostra resistenza intendiamo scongiurare che tutto questo possa avvenire nel nostro Paese.
Contiamo sulle energie di una società che sappiamo essere migliore di chi pretende di rappresentarla ed è questa società che invitiamo a unirsi al Pride, a unirsi alla nostra lotta per la liberazione di tuttə.
PRIDE / COMUNITÀ E AUTODETERMINAZIONE
Noi siamo ovunque, sempre. Siamo una comunità multiforme, impossibile da elencare per intero.
Siamo donne, padri, migranti, frocie, travestitə, disoccupatə, precariə, antifascistə, studentə, operaiə, insegnanti, ateə, artistə, transgender, lesbiche, anzianə, drag queen, queer, persone al primo coming out, persone per la prima volta al Pride, persone nere, asiatiche e latine, omosessuali, fratelli, sorelle, sex worker, femministə, disabili, uomini, professionistə, genitori di figliə omosessuali, asessuali, lavoratorə, drag king, giovani, intersex, sportivə, bisessuali, rom, sinti e camminanti, gender-fluid, attivistə, intellettuali, madri, persone che praticano sessualità non convenzionali, kinky e BDSM, genitori omosessuali, persone povere, sierocoinvolte, aromantiche, non binarie…
Sentiamo la responsabilità di costruire un mondo nuovo a misura di persone con ogni disabilità e neurodivergenza.
Siamo chiunque è ai margini della società com’è ora e lottiamo per affermare le nostre esistenze, per prenderci ciò che ci spetta.
Siamo organizzatə in collettivi, associazioni, sindacati, spazi sociali occupati, circoli culturali, cori, compagnie teatrali…
Siamo così tantə che non è possibile fare un elenco completo né descriverci compiutamente. Siamo molteplici, non conformi e nel Pride ci riconosciamo perché rivendichiamo l’unicità e la pari dignità di ogni individuo, a partire da un’idea: la diversità è la vera condizione naturale di tutti gli esseri viventi ed è pertanto ciò che più ci accomuna al di là di ogni etichetta o appartenenza.
Vogliamo abbattere la narrazione dominante che parla per noi e di noi. Pretendiamo che non siano sovradeterminati i modi in cui ci definiamo e ci raccontiamo, così come il modo in cui ci presentiamo ed esprimiamo.
Ci ribelliamo agli schemi precostituiti perché alla presunta ineluttabilità della Storia opponiamo la nostra lotta irriducibile e la prospettiva di un domani giusto, solidale, sostenibile.
PRIDE / DIRITTI E PERSONE TRANS
Come persone trans e non-binary vogliamo che siano riconosciute le nostre identità e che sia tutelata la privacy sui nostri percorsi.
Vogliamo che i nostri corpi non siano più oggetto di dibattiti e sovradeterminazioni che indicano come unica via la patologizzazione delle nostre esperienze. Pretendiamo il rispetto che ci è dovuto, senza costrizioni a rivittimizzarci all’infinito a causa della romanticizzazione del presunto eroismo di chi compie il minimo sindacale non buttandoci fuori di casa, non tagliando i ponti con noi o non privandoci di altri diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
Non soffriamo di alcun disturbo da curare, come stabilito dal DSM5 e dall’ICD-11. Pertanto ci sottraiamo al ricatto della medicalizzazione forzata e rifiutiamo protocolli che erano già obsoleti e vincolanti trent’anni fa, ma che continuano a essere applicati contro la scienza e la giurisprudenza.
Vogliamo poter vivere ed esprimere la nostra euforia di genere senza dover subire continui tentativi di lavaggio del cervello riguardo a corpi sbagliati: nessun corpo è sbagliato, ogni corpo è valido!
Siamo natə trans e ne siamo orgogliosə!
Siamo stanchə di ricordare quellə di noi che ogni anno si arrendono alla violenza familiare, sociale e istituzionale e di vedere le mani di chi ci perseguita sporcarsi del nostro sangue. L’unico funerale che vogliamo celebrare è quello della legge 164/82.
Vogliamo festeggiare finalmente l’approvazione di una legge sulla piena autodeterminazione delle persone trans, che prenda a modello quelle più avanzate esistenti nel mondo.
Vogliamo una formazione adeguata di chi opera in ambiente sanitario perché sappia accogliere e curare persone transgender e non-binary, perché la persona che si rivolge al pronto soccorso o all’ambulatorio non subisca discriminazioni o venga trattata con superficialità per scarsa, o del tutto assente, competenza riguardo la salute di chi è in un percorso di affermazione di genere.
Vogliamo, inoltre, che i programmi di screening per la prevenzione tengano conto delle persone transgender che ne sono escluse quando tali programmi sono basati sul genere assegnato alla nascita.
Vogliamo che sia normativamente istituita la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione, che sia garantito il rispetto della privacy di studentə transgender e non-binary. La mancanza di un tale strumento alimenta l’abbandono scolastico, mina il diritto allo studio e impedisce di vivere con serenità il percorso di studi con ripercussioni su tutta la formazione della persona.
Vogliamo sia tutelato il diritto al lavoro delle persone trans e per questo l’identità alias deve essere prevista nei CCNL senza bisogno di certificazioni mediche, così come l’identità di genere deve essere inserita tra i motivi di discriminazione perché possiamo efficacemente difenderci in casi di selezione e mobbing nelle aziende.
Vogliamo che siano eliminate le file per genere e i registri suddivisi per genere ai seggi elettorali, che mettono le persone transgender e non-binary nella condizione di subire outing o di dover fare un coming out forzato, fatto che spesso spinge a rinunciare al proprio diritto di voto.
PRIDE / DIRITTI E PERSONE INTERSEX/VCS
Le persone intersex nascono con variazioni delle caratteristiche del sesso (VCS), fisiche o biologiche (come anatomia sessuale, organi riproduttivi, schemi ormonali e/o schemi cromosomici), differenti dalle definizioni stereotipate per corpi maschili o femminili. Per alcune persone questi tratti sono evidenti prima della nascita o alla nascita, mentre per altre emergono più tardi nella vita, spesso durante la pubertà. Le persone Intersex sono sempre esistite, la loro esistenza è naturale, degna di essere vissuta e celebrata.
Nonostante le VCS non rappresentino in genere un rischio emergenziale per la salute, le persone intersex subiscono gli effetti di una pesante medicalizzazione dei propri corpi a causa delle implicazioni legate al genere sociale.
Ci opponiamo, pertanto, alla patologizzante definizione di DSD (disturbi dello sviluppo sessuale), che favorisce un linguaggio stigmatizzante e promuove l’errata convinzione che le VCS debbano essere obbligatoriamente modificate. Questo fa della condizione delle persone intersex una questione di diritti umani, in particolare di diritto all’autonomia e all’integrità corporea.
In tutta Italia, la mancanza di consapevolezza su tali questioni costringe le persone intersex o con VCS a subire procedure mediche “normalizzanti” inutili e dannose, nonché stigma e discriminazione sociale. Il nostro Paese è stato riconosciuto inadempiente dalle autorità dell’ONU e della Comunità Europea rispetto alle persone intersex/VCS e il sistema sanitario continua a intervenire, spesso senza reali necessità che non siano quelle estetiche e etero-normative, in violazione dei diritti civili e umani.
Pretendiamo che le persone intersex siano tutelate e protette dalle violazioni dei loro diritti civili e umani, in ambito sociale e medico.
Vogliamo il pieno rispetto del diritto delle persone intersex/VCS all’integrità fisica, all’autonomia fisica e all’autodeterminazione.
Chiediamo, inoltre, l’immediato divieto di interventi medici precoci differibili, inclusi gli interventi chirurgici e ormonali, che alterano le caratteristiche sessuali di neonati, bambinə e adolescenti, senza il loro consenso, e la fine della patologizzazione e della psichiatrizzazione delle persone intersex/VCS.
PRIDE / FAMIGLIE AL PLURALE
Abbiamo nuove regole da fissare, famiglie e nuove forme di relazione da affermare e che non possono essere ignorate.
Le configurazioni familiari sono infinite, sia dentro che fuori il Pride. I nostri cortei le vogliono rappresentare tutte per dare voce anche a chi non si riconosce nel modello di coppia monogama. Relazione, famiglia, responsabilità, amore sono parole che non si coniugano con uno specifico numero di partecipanti, ma con l’eticità dei rapporti sottesi. Pertanto diamo voce alle relazioni non monogame etiche e alle loro configurazioni familiari, compresə i bambini e le bambine che vengono desideratə e allevatə in tali realtà di amore e sincerità.
Famiglia è dove si cresce, si impara, si diviene, ci si autodetermina.
Vogliamo che i nostri figli e le nostre figlie siano riconosciutə, tutelatə e sostenutə, a prescindere dall‘identità di genere, dall‘orientamento sessuale dei loro genitori e/o dalla specifica formazione familiare (monogenitoriale, allargata, ricomposta, coppie di fatto/non unite civilmente, genitori separati, composizioni amicali…)
La genitorialità è un processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare genitori capaci di prendersi cura e di rispondere in modo adeguato ai bisogni dellə figliə. E questo processo, questa capacità prescindono dalla biologia, dall’identità di genere e/o dall’orientamento sessuale dei genitori.
Ribadiamo perciò con forza che il benessere dellə bambinə non dipende dalla struttura della famiglia ma dalla qualità dei rapporti al suo interno, come assodato da oltre 40 anni di studi.
Vogliamo una riforma del diritto di famiglia che preveda matrimonio egualitario, riconoscimento dellə figliə alla nascita da parte di entrambi i genitori e la trascrizione degli atti di nascita formati all’estero. Vogliamo il riconoscimento del certificato europeo di filiazione, perché la libertà di circolazione dellə nostrə figliə e delle nostre famiglie non può essere compressa da un governo illiberale e reazionario.
Vogliamo gli stessi diritti che sono riservati alle coppie cis-etero in termini di accesso alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita, mettendo fine a un’assurda discriminazione.
Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (GPA) etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena e autentica autodeterminazione.
Vogliamo che siano garantiti gli stessi diritti e le stesse tutele (giuridiche, assistenziali, socio-sanitarie, burocratiche, amministrative ecc.) di cui godono le famiglie cis-etero, a tutti i tipi di famiglia, a prescindere dalla loro specifica formazione.
PRIDE / I LIBERI DESIDERI SONO RIVOLUZIONARI
Il Pride è parte di un processo di rivoluzione sessuale e sentimentale per tutti e tutte. Si tratta di un percorso di libera affermazione di sé che punta alla libertà e al rispetto di ogni espressione sessuo-affettiva.
La comunità LGBTQIAK+ ne è da sempre consapevole, fin dai primi Pride quando bambinə arcobaleno ante litteram sfilavano accanto a dyke in pelle e motocicletta e a leather men con maschere antigas e fruste.
Rivendichiamo pertanto anche la K di comportamenti e orientamenti kinky. Perché la sessualità è rivoluzionaria ogni volta che è vissuta con consapevolezza e rispetto del consenso di tutte le parti coinvolte.
Rifiutiamo – come del resto da anni fa la comunità scientifica – la patologizzazione delle sessualità non convenzionali, degli scambi di potere consensuali e lottiamo contro tutte le stigmatizzazioni e discriminazioni che quotidianamente colpiscono chi non pratica sessualità etero-normate.
Il movimento LGBTQIAK+ riconosce la legittimità delle scelte di autodeterminazione sull’uso professionale delle prestazioni sessuali, difende la dignità delle persone sex worker dallo stigma che le perseguita, soprattutto se donne, migranti, persone LGBTQIAK+, persone che allevano minori e riconosce anche in questo ambito l’importanza che chi è coinvoltə direttamente in una questione possa parlare direttamente per sé e per le proprie esigenze.
PRIDE / TRANSFEMMINISMO
Il movimento LGBTQIAK+ è femminista fin dai suoi esordi e dalla pratica femminista del partire da sé e del riconoscimento di ogni autodeterminazione dei corpi e delle volontà assume il suo valore fondativo più rilevante.
Il nostro femminismo di riferimento è ovviamente intersezionale rispetto alla consapevolezza del ruolo assunto dalle differenze etniche, economiche e sociali tra le donne ed è transfemminista e inclusivo rispetto a ogni percorso di autodeterminazione di genere.
Il movimento LGBTQIAK+ ritiene che i diritti delle donne in tema di autodeterminazione dei propri corpi (aborto, gestazione per altri, sex work) e desideri e per la totale parità in tema di diritti lavorativi e salariali siano alla base di qualunque altra rivendicazione identitaria e di orientamento.
PRIDE / COMUNITÀ E SOCIETÀ
Riconosciamo la necessità di recuperare il senso della comunità e del reciproco sostegno, perché crediamo fermamente nella stretta relazione tra noi e tutto ciò che ci circonda.
Vogliamo pertanto salvare il pianeta dagli egoismi economici e politici.
Vogliamo conoscere il mondo e renderlo più pulito e più equo.
Vogliamo una società priva di ingerenze religiose in funzione di una piena autodeterminazione delle scelte individuali nella vita pubblica, senza muri né confini. Vogliamo istruzione laica gratuita e accessibile, perché i saperi non sono neutri e servono a prendere posizione.
Vogliamo che le bisessualità e le pansessualità siano pienamente riconosciute come orientamenti a tutti gli effetti e in tutte le loro sfaccettature e sia dato spazio alla loro autorappresentazione. Vogliamo una legge contro le violenze alle nostre soggettività e che metta al bando i trattamenti di conversione (le cosiddette terapie riparative).
Rivendichiamo altresì la visibilità e la dignità delle relazioni non-monogame, sempre più diffuse nella società in egual misura tra persone cis-etero e LGBTQIAK+, che restano oggetto di stigmatizzazione e pregiudizio per via di una visione delle relazioni ancora legata all’idea di esclusività e possesso.
La comunità LGBTQIAK+ non è unicamente occidentale e bianca: è afrodiscendente, asiatica, latina, migrante, in luoghi dove si muore per il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere.
Siamo ovunque e conosciamo la violenza, la paura, i bisogni. Lottiamo per la libera circolazione delle persone nel mondo, per la protezione delle persone più vulnerabili, per politiche rispettose dei diritti umani a tutela di migranti economici e richiedenti asilo.
Consideriamo famiglia anche gli spazi che frequentiamo ogni giorno, quelli in cui si nutre la nostra lotta. Questi luoghi devono essere tutelati e resi davvero protagonisti del cambiamento delle città. Diciamo basta a sgomberi indiscriminati e speculazioni nei nostri quartieri.
Pretendiamo la garanzia del reddito e di un lavoro dignitoso, senza discriminazioni e precarietà. Gli spazi di lavoro, le scuole e le università devono essere luoghi di piena realizzazione del proprio potenziale, senza rischi di discriminazioni più o meno esplicite.
Vogliamo un welfare pubblico che garantisca piena accessibilità ai servizi delle persone.
Vogliamo che lo Stato rimuova concretamente ogni ostacolo all’esercizio del diritto formalmente riconosciuto delle persone con disabilità di vivere in condizioni di eguaglianza.
Vogliamo il diritto all’assistenza, all’ottenimento di tecnologie e strumenti specifici per il superamento delle limitazioni fisiche, cognitive e sensoriali, a poter fruire di tutti i servizi e degli spazi pubblici e così via sono troppo spesso compromessi dalle barriere che limitano in vario modo l’agire delle persone con disabilità nelle nostre città, nelle scuole, sui mezzi di trasporto pubblico ed in ogni altro aspetto della vita pubblica e privata.
Denunciamo la cattiva amministrazione che relega nelle ultime posizioni dell’agenda politica le esigenze delle persone con disabilità e la scorretta narrazione mediatica di un universo composto da infinite sfaccettature ridotte troppo spesso alla fuorviante dicotomia tra le antitetiche definizioni di “casi umani” e “supereroi”.
Insieme al Disability Pride Network chiediamo che venga rimosso ogni tipo di barriera che si frappone tra le persone normotipiche e quelle che vivono una condizione di disabilità.
Chiediamo di rendere disponibili i mezzi di prevenzione primaria e secondaria, quali condom, femidom, PPE, siringhe sterili, indicati come efficaci dalle agenzie internazionali per il contrasto all‘HIV, che devono essere accessibili gratuitamente a tutte le key population maggiormente esposte all‘HIV e per chi li vuole utilizzare.
In particolare, chiediamo la piena implementazione di programmi PrEP rendendo più accessibili i circuiti farmaceutici al di fuori di contesti ospedalieri, con controlli periodici delle IST per tutte le persone che vogliono vivere la loro sessualità in maniera sicura.
Chiediamo di arrivare a zero stigma verso le persone HIV+, zero stigma sociale, ma anche zero stigma “Istituzionale” (esistono ancora operatori socio-sanitari che discriminano, assicurazioni e mutui ancora non accessibili per le persone con HIV).
Chiediamo di far conoscere a tuttə il concetto rivoluzionario, universalmente riconosciuto, di U=U – Undetectable = Untrasmittable, Non rilevabile = Non trasmissibile – quando una persona con HIV è in terapia con farmaci efficaci, con carica virale non rilevabile, non trasmette il virus.
PRIDE / ROMA DEI DIRITTI
Siamo il Roma Pride e vogliamo che Roma sia capitale dei diritti.
Il percorso per arrivare a questo obiettivo è ancora lungo e deve mettere al centro l’impegno di associazioni e comunità.
La nostra è una lotta collettiva che viene da lontano. È stata e resta una lotta per la liberazione delle nostre identità di genere, dei nostri orientamenti sessuali e/o affettivi e delle nostre sessualità.
Non esiste libertà senza liberazione e non esiste liberazione senza giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza.