Noi siamo ovunque, sempre.
Nel Pride celebriamo la nostra essenza, i nostri corpi, la nostra voce e la nostra rivoluzione ostinata e gioiosa.
Da sempre lottiamo per abbattere i muri dell’oppressione, del silenzio, dell’invisibilità, della violenza dentro cui la storia patriarcale delle guerre e dell’ingiustizia ha per secoli tentato di rinchiuderci e cancellarci. Molto resta ancora da fare…
Il mondo attraversato dalla pandemia, la natura che reagisce all’arroganza dell’umanità e l’umanità stessa, che non ha mai smesso di sanguinare dalle ferite prodotte dalle armi e dall’iniquità, mettono di fronte ai nostri occhi e ai nostri cuori tutte le contraddizioni e gli errori di una cultura che esclude e che cancella.
Dobbiamo vigilare affinché le retoriche nazionaliste e conservatrici, i falsi richiami a un passato illusoriamente glorioso e i tentativi di strumentalizzare la lotta LGBTQIA+ per pura propaganda – negli scenari di guerra, così come nelle democrazie occidentali – non trovino linfa vitale. Si rischiano, infatti, facili abbagli, senza offrire soluzioni ai problemi concreti.
Dobbiamo sempre ricordare, invece, che le conquiste fatte negli anni sono fragili e va sempre tenuta alta l’asticella della mobilitazione per scongiurare passi indietro.
La propaganda del potere più spietato e retrivo tenta sempre di colpire e alimentare odio nei confronti delle persone che si oppongono alle sue logiche oppressive e contrarie al principio irrinunciabile di autodeterminazione; lo abbiamo visto di recente perfino nella ridicola retorica contro i valori del Pride che ha accompagnato il riaccendersi della guerra in Europa e lo osserviamo nell’infame passo indietro negli Stati Uniti in materia di diritto all’aborto.
Noi non ci facciamo distrarre e ingannare dalla retorica: sappiamo bene che dietro ogni guerra e dietro ogni scelta che colpisce la libertà delle persone si celano interessi economici, ambizioni geopolitiche e opportunismi di parte.
Il Pride incarna il movimento verso una realtà nuova, in cui la favolosa multiformità delle identità e dell’esistenza, con tutte le differenze che ci rendono ciò che siamo, sia la risorsa a cui attingere per guarire e ricostruire.
Il Pride vi riguarda, a prescindere da chi siate e da chi amiate…
Quindi adesso ascoltate e unitevi a noi
Siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali, aromantiche, pansessuali, poliamorose, non binarie, gender-fluid, drag queen e drag king… Siamo persone nere, asiatiche e latine, persone sierocoinvolte, povere, sex worker, migranti, rom, sinti e camminanti…
Siamo tante, troppe, una comunità multiforme impossibile da elencare per intero.
Siamo chiunque è ai margini della società e lottiamo per affermare le nostre esistenze, per prenderci ciò che ci spetta.
Sentiamo la responsabilità di costruire un mondo nuovo a misura di persone con ogni disabilità o neurodivergenza.
Siamo organizzatə in collettivi, associazioni, sindacati, spazi sociali occupati, circoli culturali, cori, compagnie teatrali…
Vogliamo svilupparci nelle nostre forme fuori norma e abitare gli spazi collettivi con i nostri corpi, tutti giusti e perfetti, così come sono, così come li vogliamo.
Vogliamo che le persone transgender siano sempre rispettate, che siano o meno medicalizzate o operate.
La legge 164/82 deve essere urgentemente aggiornata, poiché non mette al centro l’autodeterminazione sul proprio corpo e la propria salute psichica e fisica. Perfino in ambito legale siamo ancora sovradeterminatə e umiliatə da chi pensa di poter decidere delle nostre vite.
Vogliamo che le bisessualità e le pansessualità siano pienamente riconosciute come orientamenti a tutti gli effetti e in tutte le loro sfaccettature e sia dato spazio alla loro autorappresentazione.
Vogliamo che si superi la visione strettamente binaria delle identità di genere e che le identità non binarie siano pienamente accolte nella nostra concezione culturale.
Siamo il presente e il futuro da scrivere.
Sappiamo cosa vogliamo e siamo la prospettiva di un domani giusto e solidale.
Alla presunta ineluttabilità della Storia, opponiamo la nostra lotta irriducibile.
E faremo dell’utopia una realtà.
Vogliamo rompere gli schemi precostituiti.
Abbiamo nuove regole da fissare, nuove forme di relazione da affermare.
Vogliamo abbattere la narrazione dominante che parla per noi e di noi. Pretendiamo che non siano sovradeterminati i modi in cui ci definiamo e ci raccontiamo, così come il modo in cui ci presentiamo ed esprimiamo.
Crediamo nella giustizia sociale e nella pace. Crediamo nella laicità dello Stato e nell’antifascismo.
Vogliamo il disarmo e la cooperazione internazionale per porre fine a tutti i conflitti.
Ci schieriamo al fianco dei popoli oppressi e di quelli che lottano contro chi invade i loro territori.
Le guerre sono la scelta del potere e la devastazione dei popoli. Conosciamo e rifiutiamo le logiche patriarcali della guerra e dei nazionalismi.
Ci schieriamo, in particolare, accanto al popolo ucraino che resiste.
E siamo con il popolo russo che lotta contro un governo autoritario e repressivo.
La pandemia ci ha ricordato la nostra fragilità, la vulnerabilità della nostra umana imperfezione.
Però noi abbiamo imparato e sappiamo che ci si salva solo insieme.
Dobbiamo recuperare il senso della comunità e del reciproco sostegno. Crediamo nella stretta relazione tra noi e tutto ciò che ci circonda.
Vogliamo pertanto salvare il pianeta dagli egoismi economici e politici. Vogliamo conoscere il mondo e renderlo più pulito ed equo.
Vogliamo istruzione gratuita e accessibile, perché i saperi non sono neutri e servono a prendere posizione.
Vogliamo una società priva di ingerenze religiose nella vita pubblica, senza muri né confini.
Lottiamo per la piena libertà di movimento e contro ogni fascismo.
Siamo parte del femminismo intersezionale non trans-escludente. Lottiamo contro la cultura patriarcale, il patriarcato, la violenza maschile e ogni tentativo di patologizzare e invisibilizzare i nostri corpi e le nostre sessualità.
Contro la vergogna di quegli applausi ipocriti che escludono e discriminano, gridiamo con forza che le nostre vite non sono un’opinione. Serve una legge contro le violenze alle nostre soggettività e che metta al bando le cosiddette terapie riparative.
Abbiamo famiglie e relazioni differenti che non possono essere ignorate. Vogliamo che i nostri figli e le nostre figlie siano riconosciutə, tutelatə e sostenutə, a prescindere dall’identità di genere e/o dall’orientamento sessuale dei loro genitori.
Famiglia è dove si cresce, si impara, si diviene, ci si autodetermina, a prescindere dalla biologia, dall’identità di genere e/o dall’orientamento sessuale di chi la compone.
Vogliamo una riforma del diritto di famiglia che preveda matrimonio egualitario, riconoscimento dellə figliə alla nascita da parte di entrambi i genitori e adozioni per tuttə.
Vogliamo accesso garantito ai diritti riproduttivi per tutte le persone che lo desiderano, anche attraverso procreazione medicalmente assistita (PMA) e gestazione per altrə (GPA), e siamo per la totale difesa e applicazione della Legge 194, per il suo miglioramento e per il diritto all’aborto chirurgico e farmacologico, contro ogni obiezione.
Vogliamo che le persone asessuali e aromantiche possano vivere ed esplorarsi senza subire una visione patologizzante o infantilizzante.
Vogliamo che siano riconosciute tutte le forme di attrazione, i diversi rapporti e i legami che si possono creare, romantici o non, erotici o non, monogami o non, in quanto spazi della libera espressione degli individui.
Sono famiglia anche gli spazi che frequentiamo ogni giorno, quelli in cui si nutre la nostra lotta.
Questi luoghi devono essere tutelati e resi davvero protagonisti del cambiamento della città.
Diciamo basta a sgomberi indiscriminati e speculazioni nei nostri quartieri.
Pretendiamo la garanzia del reddito e di un lavoro dignitoso, senza discriminazioni e precarietà.
È necessario portare avanti azioni concrete di contrasto delle discriminazioni nel lavoro – in particolare quelle ai danni delle persone transgender e non binarie – che ancora tanto pesano sulla nostra libertà quotidiana.
Gli spazi di lavoro, le scuole e le università devono essere luoghi di piena realizzazione del proprio potenziale, senza rischi di discriminazioni più o meno esplicite.
Vogliamo che il personale sanitario e medico e chi si occupa di formazione ed educazione sia istruito sulle nostre specificità.
Vogliamo un welfare pubblico che garantisca piena accessibilità.
Vogliamo che il Piano Nazionale AIDS venga applicato in Italia in tutti i suoi ambiti, in particolare:
Deve essere favorita l’offerta del test HIV rapido e per altre IST in forma anonima e gratuita, da estendere al di fuori dei contesti sanitari in un’ottica community-based peer-oriented e di sussidiarietà orizzontale coinvolgendo le associazioni del Terzo Settore.
Occorre rendere disponibili i mezzi di prevenzione primaria e secondaria (quali condom, femidom, PrEP, PPE, siringhe sterili), indicati come efficaci dalle agenzie internazionali per il contrasto all’HIV, che devono essere accessibili gratuitamente a tutte le key population maggiormente esposte all’HIV.
È necessario contrastare lo stigma verso le persone con HIV anche attraverso la diffusione del concetto rivoluzionario, universalmente riconosciuto, di U=U – Undetectable = Untrasmittable, Non rilevabile = Non trasmissibile – quando una persona con HIV è in terapia con farmaci efficaci, con carica virale non rilevabile e non trasmette il virus.
Vogliamo che Roma sia capitale dei diritti. Siamo solo all’inizio di un percorso ancora lungo, che deve mettere al centro l’impegno di associazioni e comunità.
La nostra è una lotta collettiva che viene da lontano. È una lotta per la liberazione delle nostre identità di genere, dei nostri orientamenti sessuali e/o affettivi e delle nostre sessualità.
Non esiste libertà senza liberazione e non esiste liberazione senza giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza.
Questo è il nostro piano ed è ora di attuarlo.