1958-1990
Keith Haring è l’uomo che ha modernizzato l’arte riportandola a migliaia di anni indietro nel tempo: è l’artista degli “omini” sui muri inneggianti movimenti a metà tra la danza e un delirio dionisiaco.
Figlio d’arte, nasce in Pennsylvania nel 1958 e studia arte a New York, dove inizia a dipingere in metropolitana; a partire dagli anni Ottanta, Haring comincia a esporre le sue opere al Club 57, un night club dell’East Village.
I muri sono per Haring l’accesso immediato all’arte non museale; la sua è, infatti, quella che può essere definita popular art. Viene spesso canzonato dagli amici per dipingere i suoi omini sulle magliette dei bambini che gli chiedono un autografo, senza chiedere nulla in cambio. Assieme a Andy Warhol, dà il via a un tipo di arte commerciabile e accessibile a tutti, l’arte riproducibile tipica della factory concettuale di quegli anni. I suoi personaggi vanno dai cartoni animai ai fumetti, ai radiant boys, gli omini che si abbracciano e si baciano in sequele quasi da centauromachie michelangiolesche, ma in perfetto stile graffitaro.
Apertamente omosessuale, Haring decide di portare avanti una campagna di sensibilizzazione sul sesso sicuro e le infezioni sessualmente trasmissibili, proprio negli anni in cui l’AIDS ha fatto più vittime. Nel 1989, dipinge a Pisa il suo ultimo murales dedicato alla pace universale, intitolato “Tuttomondo”. Muore a soli trentuno anni nel 1990.