1949
Kitsch, carnale, sfacciato: Pedro Almodóvar. Muliebre, sanguigno, erotico: ancora Pedro Almodóvar.
Il regista spagnolo ha segnato il cinema contemporaneo con pellicole che si misurano con un gusto per la sensualità femminile, trans e maschile in un caleidoscopio di colori sgargianti, che spesso oltrepassano volutamente il buon gusto (noioso e trito). I personaggi di Almodóvar vivono la tragedia godendone ogni momento in un abbaglio estatico; la carnalità è padrona in film come La mala educación, Carne trémula e Légami! e, d’altro canto, il comico prorompe in Donne sull’orlo di una crisi di nervi.
La donna è, per Almodóvar, la possibilità di scardinare la violenza maschile: la donna di Almodóvar è anarchia e nevrosi, fa la torera, ma è anche madre di figli che scrivono tutto su di lei. Ma c’è una questione fondamentale nella filmografia di Almodóvar, cioè che donna si nasce, si è o si diventa.
Dagli albori di un cinema riconoscibile per le ambientazioni assordanti e per attrici feticcio come Marisa Paredes, Cecilia Roth, Rossy de Palma e Penelope Cruz, Almodóvar si è evoluto con film di consapevole delirio come La pelle che abito, fino all’ultimo Dolor y gloria, che racconta della sua vita attraverso la maschera di Antonio Banderas. È un regista che pondera con attenzione le attrattive della sua Spagna, la terra che, uscita dalla dittatura di Franco, ha espresso con prorompenza una gamma entusiasta di espressionismo e libertà, come libero dal compromesso è il pensiero di Almodóvar.